Come individuarlo?
La diagnosi di ileite si basa storicamente sui sintomi clinici, i quali però sono spesso aspecifici o addirittura assenti. Si sono sviluppate quindi tecniche di laboratorio più efficaci.
Siccome la coltivazione del batterio risulta piuttosto difficoltosa, per la diagnosi diretta il metodo più diffuso è l’utilizzo della PCR su campioni fecali. L’alta sensibilità del metodo consente di dimostrare la presenza di L. intracellularis anche in assenza di segni clinici. Per la diagnosi di routine viene invece usata la diagnosi indiretta mediante la determinazione di anticorpi specifici nel siero.
La diagnosi è uno strumento fondamentale soprattutto per eliminare i soggetti con malattia subclinica, che rappresentano un serbatoio di infezione per l’allevamento. Nelle aziende in cui l’infezione è endemica, i soggetti con forma subclinica di ileite possono essere individuati rilevando la presenza intermittente di L. intracellularis nelle feci di animali con ridotto accrescimento.
Come proteggersi?
La prevenzione e il controllo si possono articolare in quattro tipologie di intervento: misure di igiene ambientale e biosicurezza interna, alimentazione, impiego di antibiotici, vaccinazione.
Una derattizzazione efficace, rigorosi protocolli di pulizia e disinfezione applicati correttamente e l’utilizzo di procedure tutto pieno/tutto vuoto possono diminuire il numero dei casi di ileite. Disinfettanti come i sali quaternari di ammonio, le aldeidi e gli agenti ossidanti sono in grado di inattivare il batterio in 10-30 minuti. Se l’ambiente rimane contaminato da quantità elevate di L. intracellularis anche dopo le procedure di pulizia e disinfezione, il batterio può sopravvivere e mantenere il suo potere infettante per circa 2 settimane, causando il contagio dei nuovi gruppi di suini introdotti all’interno di queste strutture. L’assenza, anche per un periodo di anni, di forme cliniche ricollegabili ad ileite da Lawsonia in un allevamento convenzionale non è garanzia di indennità dal patogeno.
La composizione della dieta e la sua granulometria possono influenzare la probabilità di infezione, anche attraverso la modulazione del microbiota intestinale, sul quale è possibile intervenire mediante l’utilizzo di probiotici (batteri la cui presenza apporta benefici al tratto intestinale) e prebiotici (integratori che inducono la crescita e favoriscono l’attività dei probiotici). La fibra stessa agisce sulla motilità intestinale e modifica la composizione della popolazione batterica dell’intestino, selezionando i ceppi più utili alla corretta funzionalità dell’apparato digerente.
Gli antibiotici, utilizzati a scopo terapeutico per controllare i focolai di ileite, permettono di ridurre rapidamente la progressione dell’epidemia, ma la scelta del farmaco è fondamentale per ottenere il migliore risultato possibile. Ricordiamo comunque che l’uso degli antibiotici, oltre a non essere risolutivo nel medio periodo, è sottoposto a normative e controlli che ne limitano l’uso.
La vaccinazione è sicuramente economicamente vantaggiosa e riduce la necessità di ricorrere agli antibiotici. Negli animali vaccinati, le lesioni sono meno gravi e la quantità di batteri nelle feci è ridotta. Esistono sia vaccini vivi attenuati, somministrabili oralmente nell’acqua di abbeverata o nell’alimento in broda, che vaccini inattivati da somministrare in un’unica dose per via intramuscolare.
Il controllo di questa malattia, quindi, dovrebbe basarsi su una corretta valutazione epidemiologica, su un uso maggiormente responsabile dei farmaci, su misure di profilassi diretta anche di tipo alimentare e sulla pianificazione di interventi vaccinali. Le strategie di controllo diventano fondamentali in quanto l’ampia diffusione di questa patologia enterica negli allevamenti è causa di ingenti perdite economiche e influenza negativamente i costi di produzione, provocando perdita di peso
e mancato accrescimento dei soggetti colpiti, presenza di gruppi disomogenei e aumento del tempo di permanenza nei settori di ingrasso.
Bibliografia:
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4. Anbu Kumar Karuppannan - Editorial: Lawsonia intracellularis: a problem well understood is a problem half solved - Frontiers in Veterinary Science 02 May 2023
5. F. A. Vannucci and C. J. Gebhart - Recent Advances in Understanding the Pathogenesis of Lawsonia intracellularis Infections - Veterinary Pathology 2014, Vol. 51(2) 465-477